mercoledì 20 settembre 2017

Azione contro il DDL Fiano



Numerosi edifici “sigillati” con nastro da cantiere e affissione di un cartello che recita: “struttura da demolire. Causa: costruzione di epoca fascista. Ditta appaltatrice: Fiano & Co.

La nostra è un’azione provocatoria contro un disegno di legge inutile, strumentale e figlio dell’odio. In un momento storico, come quello attuale, caratterizzato da una crisi economica che ha messo in ginocchio imprese e famiglie, con enormi masse di immigrati che cercano di entrare illegalmente in Italia ed il pericolo attentanti terroristici, il deputato del PD Fiano non ha trovato nulla di meglio da fare che proporre un disegno di legge contro la cosiddetta propaganda fascista. Questo D.D.L. punisce con il carcere chi rende pubblici, con l'aggravante dell'utilizzo del web, contenuti che si rifanno al ventennio ma anche chi vende semplici gadget che nulla hanno a che vedere con la propaganda.

Questa proposta sconclusionata se passasse al Senato rappresenterà un grimaldello per colpire la libertà di pensiero e di espressione, tanto più per la sua indeterminatezza nel definire le condotte e l'oggetto della norma stessa.

Come se non bastasse, molti esponenti della maggioranza di governo si dicono disponibili a cancellare le scritte del periodo incriminato dal Foro Italico a Roma e di conseguenza nel resto d'Italia. Proprio per questo abbiamo sigillato simbolicamente alcune strutture a Siena e provincia risalenti al Ventennio. Edifici come la piscina comunale di Sinalunga, il monumento ai caduti a Bettolle, la scuola elementare di Montepulciano, il teatro di Chiusi, l’asilo “Monumento” in Via Franci a Siena e sempre nel capoluogo la stazione ferroviaria sono soltanto alcuni degli esempi di strutture risalenti al Ventennio e per questo passibili dell’opera di censura portati avanti dal Partito Democratico”.

Una mossa propagandistica per recuperare qualche voto in vista delle elezioni, ma che si pone nel solco della follia distruttrice e liberticida dell’ISIS. Tutto questo per accontentare il capriccio antifascista di qualche esaltato, che riversa la sua frustrazione contro la storia d’Italia, i suoi monumenti e sul diritto di ognuno di esprimere la propria opinione.



lunedì 13 febbraio 2017

CORTEO IN RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE









Sabato 11 febbraio 2017 il centro di Siena è stato attraversato dal corteo silenzioso per ricordare i Martiri delle Foibe. Un centinaio di persone con tricolori e torce hanno reso omaggio a chi fu infoibato per la sola colpa di essere italiano.
Non sono mancati quattro buffoni che hanno provato senza successo a infangare questa bellissima giornata. Al loro starnazzare ed ai loro cori da anni ’70 va tutta la nostra indifferenza anche perché è stato chiaro fin da subito che i senesi avessero isolato in maniera del tutto autonoma questi soggetti. Gli applausi, i gesti d’approvazione e le persone che si aggregavano lungo il tragitto ne sono stati la dimostrazione.
Per noi è molto più importante porre l’accento sull’ottima riuscita del corteo, segno tangibile che nonostante 70 anni di oscurantismo culturale e politico sulla vicenda delle Foibe, ci sono tantissimi italiani che non vogliono scordare questa pagina nera della nostra Nazione.

sabato 11 febbraio 2017

CASAGGì RICORDA LE VITTIME DELLA BLOODY SUNDAY...


Il 30 gennaio 1972 è passato alla storia come la "Bloody Sunday", punto di non ritorno nella lunga marcia per la libertà e la riunificazione dell'Irlanda. Nella cittadina di Derry, già epicentro dei "troubles", il primo battaglione dei paracadutisti inglesi apre il fuoco su un corteo di migliaia di persone che rivendicano i propri diritti civili: è una strage, con 14 morti, decine di feriti e un popolo atterrito. 

La "Bloody Sunday" rappresenta il simbolo di un'occupazione infame, ma anche la definitiva convinzione - per molti irlandesi repubblicani - che solo la lotta armata nelle file dell'IRA avrebbe portato le autorità britanniche al tavolo delle trattative. 

Per quella strage, decenni dopo, deve essere ancora fatta giustizia. Noi auspichiamo, oggi come allora, un'Irlanda libera, unita e repubblicana. Tiocfaidh ár lá!

Le vittime:

John (Jackie) Duddy (17). Ucciso con un colpo al petto nel parcheggio dei condomini di Rossville. Quattro testimoni affermarono che Duddy era disarmato e stava scappando dal reggimento di paracadutisti quando fu ucciso. Tre di loro videro un soldato prendere attentamente la mira sul ragazzo mentre correva. Era zio del pugile irlandese John Duddy.

Patrick Joseph Doherty (31). Ucciso da un colpo alle spalle mentre tentava furtivamente di mettersi al riparo nella spiazzo antistante i condomini di Rossville. Doherty fu fotografato ripetutamente dal giornalista francese Gilles Peress sia prima che dopo la sua morte. Nonostante la testimonianza del "Soldato F" che fece fuoco sull’uomo, perché a sua detta teneva in mano una pistola e stava sparando, fu constatato che le fotografie ritraevano Doherty disarmato, e i test forensi sulla sua mano per verificare resti di polvere da sparo diedero esito negativo.

Bernard McGuigan (41). Ucciso da un colpo alla nuca quando era andato a soccorrere Patrick Doherty. Aveva sventolato un fazzoletto bianco al soldato per indicare le sue intenzioni pacifiche.

Hugh Pious Gilmour (17). Ricevette un proiettile che colpì il gomito entrando poi nel petto, mentre scappava dal reggimento paracadutisti in Rossville Street. Fu constatato che una fotografia scattata alcuni secondi dopo l’uccisione di Gilmour, lo mostrava disarmato, e i test per i residui di polvere da sparo diedero esito negativo.

Kevin McElhinney (17). Colpito alle spalle mentre tentava di mettersi al riparo all’entrata del condomini Rossville. Due testimoni affermatono che McElhinney era disarmato.

Michael Gerald Kelly (17). Colpito allo stomaco mentre si trovava vicino alla barricata dei Rossville Flats. Fu constatato che Kelly che disarmato.

John Pius Young (17). Colpito alla testa mentre si trovava vicino alla barricata dei condomini. Due testimoni affermarono che era disarmato.

William Noel Nash (19). Colpito al petto vicino alla barricata. Testimoni hanno affermato che Nash era disarmato e stava correndo in soccorso di un altro mentre fu ucciso.

Michael M. McDaid (20). Colpito in faccia mentre si trovava vicino alla barricata mentre si allontanava dai paracadutisti. La traiettoria del proiettile indicava che potrebbe essere stato ucciso dai soldati appostati sulle mura di Derry.

James Joseph Wray (22). Ferito e poi colpito nuovamente da vicino mentre si trovava a terra. Alcuni testimoni, che non furono chiamati dalla commissione d'inchiesta di Widgery, hanno affermato che Wray stava gridando che non riusciva a muovere le gambe, prima di venire colpito la seconda volta.

Gerald Donaghy (17). Colpito allo stomaco mentre tentava di scappare al sicuro verso Glenfada Park e Abbey Park. Donaghy fu portato in una casa vicina dove fu visitato da un medico. Le sue tasche vennero svuotate per poterlo identificare. Una fotografia della polizia fatta più tardi del corpo di Donaghy mostrava bombe a mano nelle sua tasche. Né quelli che cercarono nelle sue tasche nella casa, né il medico ufficiale dell’esercito britannico (Soldato 138) che dichiarò la sua morte dissero di aver trovato bombe nelle sue tasche. Donaghy era membro di Fianna Éireann, un movimento giovanile repubblicano legato all’IRA. Paddy Ward, che depose all’Inchiesta Saville, affermò che aveva dato due bombe a mano a Donaghy alcune ore prima che fosse ucciso.

Gerald (James) McKinney (34). Ucciso appena dopo Gerald Donaghy. Testimoni affermarono che McKinney stava correndo dietro Donaghy, e che si fermò alzando le mani gridando "Don't shoot! Don't shoot!" (Non sparate! Non sparate!), quando vide Donaghy cadere. Gli fu quindi sparato al petto.

William Anthony McKinney (27). Colpito alle spalle mentre cercava di soccorrere Gerald McKinney.

John Johnston (59). Colpito alla gamba e alla spalla sinistra in William Street 15 minuti prima che iniziasse la sparatoria. Johnston non prendeva parte alla marcia, ma stava andando a trovare un amico a Glenfada Park. Morì 4 mesi e mezzo più tardi; la sua morte fu attribuita alle ferite riportate quel giorno. Fu l’unico a non morire immediatamente quel giorno.


venerdì 3 febbraio 2017

CORTEO PER RICORDARE I MARTIRI DELLE FOIBE


Questo è il terzo anno che Casaggì e Gioventù Nazionale insieme a Fratelli d’Italia danno vita al corteo che si snoda per le vie del centro città per ricordare i Martiri delle Foibe. Dopo le numerose adesioni degli scorsi anni vogliamo ritornare a sventolare i tricolori per ricordare i nostri fratelli giuliano dalmati infoibati dalle truppe comuniste del Maresciallo jugoslavo Tito. Una marcia silenziosa senza simboli di alcun genere, soltanto tricolori per ricordare che in quei tragici momenti ad essere assassinati o costretti all’espatrio erano italiani, a prescindere da qualsiasi credo politico. Dopo anni in cui la storiografia e la politica hanno cercato di insabbiare quella vicenda è necessario ricordare per non banalizzare una delle storie più buie del secolo scorso. Per troppi anni sono stati coperti coloro che avevano delle responsabilità, tra cui anche alcuni reparti partigiani italiani operanti nel nord-est Italia, da coloro che avevano un interesse, Partito Comunista su tutti, a far calare il silenzio su questa vicenda. Per questo vogliamo rendere il nostro appuntamento sempre più partecipato e aperto a tutti coloro che vogliono rendere omaggio ai tanti martiri italiani senza nessuna preclusione.

domenica 29 gennaio 2017

CASAGGì IN PIAZZA A ROMA CON MELONI E SALVINI, PER UN'ITALIA SOVRANA!

Casaggì era massicciamente presente a Roma per la grande manifestazione indetta da Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia. Uno spezzone con oltre un centinaio di militanti, arrivati dalla Toscana, ha esposto striscioni contro lo Ius Soli e per la difesa della nostra identità. Decine di migliaia di italiani liberi hanno sfilato per le vie della capitale invocando un'Italia sovrana, libera dai poteri forti e capace di far rispettare le proprie regole ed i propri confini. Auspichiamo, come tutti i presenti, la creazione di un fronte sovranista che ponga l'interessa nazionale al centro dell'agenda politica.










lunedì 16 gennaio 2017

CASAGGì Valdichiana continua ad aiutare gli italiani a rischio abitativo





Continua il nostro impegno per la famiglia di Sinalunga a rischio abitativo.
I nostri militanti hanno tagliato della legna, donata da un simpatizzante di CASAGGì, per poi conesgnarla alla famiglia che stiamo seguendo. In casa hanno soltanto una stufa a legna per riscarldarsi e questo gesto, seppur piccolo, contribuirà a superare queste settimane in cui le basse temperature stanno colpendo tutta l'Italia.

venerdì 16 dicembre 2016

4 ANNI DI BATTAGLIE! 4 ANNI DI CASAGGì VALDICHIANA!





Dal 2012 sono passati quattro anni e il nostro avamposto identitario è saldamente al suo posto. La nostra sede di via del Poggiolo 3 a Montepulciano è ormai una realtà affermata e dal giorno in cui ha aperto ad oggi si è consolidata e ampliata. Tra queste quattro mura nel cuore del centro storico hanno preso vita eventi di ogni genere: culturali, ludici, politici e metapolitici. Un luogo che è divenuto simbolo di battaglie identitarie e sovraniste, con decine di giovani che hanno deciso di donare alla comunità il proprio entusiasmo e le proprie energie senza chieder nulla in cambio. CASAGGì Valdichiana è un vero argine contro la banalità ed il nichilismo che attanagliano la società moderna. In breve tempo siamo riusciti a creare un piccolo angolo di confronto al di fuori del politicamente corretto e del pensiero unico, i nostri militanti si battono costantemente per il futuro della nostra Nazione, dei nostri paesi e dei cittadini che li abitano. Volantinaggi, conferenze, affissioni, volontariato, sono state le armi con le quali abbiamo portato avanti la nostra visione del mondo al di là di ogni ostacolo. In una parola: la militanza contro il pensiero unico dominante. CASAGGì è da poco sbarcata anche a Siena segno evidente di una crescita che è ben lontana dal concludersi; da quest’anno ha aderito ad Azione Studentesca, la Comunità studentesca attiva in tutte le scuole superiori di tutta Itala che si batte per risvegliare negli studenti quella voglia di cambiare ed impegnarsi per gli altri, senza paura di mettersi in gioco. Per questo motivo prima del concerto con SKOLL, che presenterà il suo ultimo album “Storia di Guerra e d’Amore”, gli studenti aderenti Azione Studentesca si confronteranno sulle battaglie da portare fra i banchi di scuola.


Ore 17.30 confronto tra i ragazzi di Azione Studentesca 
Ore 20.00 cena sociale
Ore 21.00 concerto con SKOLL (presentazione del nuovo album Storia di Guerra e d’Amore)

martedì 22 novembre 2016

Figuraccia per il Sindaco di Torrita di Siena
























Il primo cittadino di Torrita di Siena prova a mistificare la realtà ma fa un’altra delle sue famose figurette. 
Il Comune ha acquistato uno scuolabus dotato di accesso per gli invalidi e ci ha fatto scrivere “acquistato con il contributo di gestione dei nostri otto amici senegalesi, anno 2016”. Peccato che la realtà sia ben diversa e molto meno semplicistica di quella che il Sindaco di Torrita di Siena, tra i più esposti in favore dell’immigrazione, vorrebbe far credere ai cittadini. I soldi risparmiati dalla gestione degli “otto amici senegalesi”, come li chiama Grazi, sono sì serviti all’acquisto dello scuolabus ma sono soldi dei contribuenti, quindi di tutti i cittadini italiani che pagano regolarmente le tasse. Allora ci chiediamo il perché il Sindaco non abbia fatto scrivere “scuolabus acquistato con il contributo delle imposte di tutti i cittadini italiani.
Probabilmente per dare una versione distorta di quella che è la verità. Noi come CASAGGì Valdichiana abbiamo contestato fin dal primo giorno questa politica dell’accoglienza che alimenta un business che grava tutto sulle spalle delle famiglie italiane e che, come se non bastasse, serve solo a garantire l’ingresso incontrollato in Italia e in Europa di migliaia di persone, che solo per un terzo riescono ad ottenere lo status di rifugiati. Quando entrammo nella sala del consiglio comunale al grido di “PRIMA GLI ITALIANI” sapevamo benissimo di andare contro ad un sistema che fa gli interessi delle cooperative rosse e penalizza i nostri connazionali che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Noi continueremo ad essere in prima linea contro tale sistema.


Il Sindaco Grazi invece di farsi bello con i soldi ricevuti per la gestione dei richiedenti asilo, perché non ci spiega come mai il Comune di Torrita di Siena non aveva uno scuolabus accessibile agli invalidi? Oppure ci potrebbe illustrare come sono stati spesi i soldi dei torritesi dai suoi precedenti colleghi di partito? Tranquilli, il Sindaco Grazi non risponderà e se lo farà sarà solo per provare, ancora una volta, a mistificare la realtà.

domenica 20 novembre 2016

REFERENDUM COSTITUZIONALE- CASAGGì VOTA "NO"


Il 4 dicembre diremo un NO convinto alla riforma costituzionale voluta da Renzi. Il nostro NO si basa sul fatto che un eventuale vittoria del SI porterebbe ad un Senato di nominati composto da sindaci e consiglieri regionali che dovranno così allontanarsi dai loro territori per fare i senatori, saranno così costretti a seguire da lontano i Comuni e le Regioni che amministrano.
Inoltre i tagli della politica sono assolutamente irrisori e certamente non sufficienti a giustificare una tale manovra. Infine aumenterà la sudditanza nei confronti dell'Unione Europea e questo forse è anche più grave del resto.

Per questi motivi CASAGGì VALDICHIANA DICE NO
IL 4 DICEMBRE FALLO PIANGERE!

domenica 13 novembre 2016

CASAGGì PRESENTE IN PIAZZA SANTA CROCE...

Casaggì era presente, con centinaia di militanti, alla grande manifestazione di piazza Santa Croce convocata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Una presenza forte, quella destra identitaria, che ha ribadito la contrarietà ad un governo illegittimo che sta distruggendo letteralmente la nostra Nazione. Una bella prova di forza, superiore nei numeri e nei contenuti alle mobilitazioni di tante organizzazioni politiche di stampo elettorale: segno evidente che il modello della Comunità Militante, ferma su valori forti e su posizioni coerenti, è ancora il solo mezzo per stare tra la gente, organizzare le lotte e aggregare le coscienze critiche.





giovedì 3 novembre 2016

STOP AL BUSINESS DELL'ACCOGLIENZA

ABBIAMO DECISO DI DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO ALLA RACCOLTA FIRME CONTRO IL BUSINESS DELL'ACCOGLIENZA.
DA OGGI ABBIAMO INIZIATO IL GIRO DEI MERCATI DELLA PROVINCIA, GIORNO PER GIORNO VI DIREMO DOVE POTER FIRMARE. 
ALTRIMENTI POTETE PASSARE DALLA NOSTRA SEDE IN VIA DEL POGGIOLO 3 A MONTEPULCIANO TUTTI I SABATI POMERGGIO.

Le scellerate politiche d’accoglienza messe in atto da Renzi e Alfano prevedono l’arrivo di migliaia di immigrati, in larga parte irregolari, da destinare ai numerosi centri d’accoglienza sparsi in tutta Italia. Queste strutture servono soltanto a far arricchire le cooperative che le gestiscono con i soldi dello Stato. Attualmente le spese sostenute dai gestori dei centri d’accoglienza non sono sottoposte a rendicontazione e per questo non sappiamo come vengano effettivamente impiegate le risorse che le cooperative ricevono. In un momento in cui gli italiani si vedono tagliare i servizi e la crisi economica colpisce sempre più le nostre famiglie ci sembra assurdo che il Governo continui a finanziare questo tipo di attività a scatola chiusa. Abbiamo così aderito alla raccolta firme che mira a cambiare la legge che fino ad oggi ha consentito di maneggiare in maniera troppo disinvolta i soldi dei contribuenti, al fine di colpire chi lucra sull’immigrazione incontrollata, facendo di questo evento un vero e proprio business.




martedì 25 ottobre 2016

CASAGGì alla manifestazione in favore del grano italiano


Appoggio totale alla protesta degli agricoltori italiani. La battaglia che stanno conducendo in favore della tutela dei prodotti del nostro territorio, nello specifico del grano, è assolutamente encomiabile e degna di tutto il nostro sostegno.
Abbiamo voluto partecipare a questa protesta con i nostri militanti e uno striscione che recitava: DIFENDERE IL GRANO ITALIANO. La nostra presenza è apparsa, ad alcuni, inaspettata date le sigle presenti e anche alcuni oratori non proprio vicini al nostro pensiero. Noi crediamo che su battaglie come questa si debbano superare gli steccati dettati dalla politica convenzionale e stringerci in un fronte comune contro le ingiustizie partorite da qualche burocrate di Bruxelles. La nostra presenza è stata assolutamente propositiva e questo è stato apprezzato dai tanti agricoltori presenti. Crediamo che la battaglia che stanno conducendo sia sacrosanta e noi ci uniamo a loro contro queste politiche mirate ad affossare il comparto agricolo italiano. La terra è da sempre uno dei settori trainanti della nostra economia nazionale e vogliamo che continui ad esserlo. La qualità e la biodiversità che tutti ci invidiano va difesa contro gli attacchi esteri.
Vogliamo ribadire la nostra vicinanza a tutti coloro che oggi hanno avuto il coraggio di scendere in strada e dare un segnale inequivocabile a chi ci governa. Per noi il concetto è chiaro: DIFENDERE IL GRANO ITALIANO.

lunedì 17 ottobre 2016

AVANTI RAGAZZI DI BUDAPEST

Di Mattia Savelli

In questi giorni gira in rete un video con alcuni ragazzi in divisa scolastica intenti a cantare la canzone che meglio rappresenta l’impeto rivoluzionario del popolo ungherese: “Ragazzi di Budapest”. Le prime strofe in lingua magiara si trasformano improvvisamente nella versione italiana e il battito dei piedi scandisce il tempo, il tutto coronato da bandire ungheresi sventolate con onore dai ragazzi più grandi. Per dei romantici come noi un idillio, per qualche trombone integralista del politicamente corretto un oscenità nazionalista. Nella nostra Italia, dove l’antipolitica e antitalianità la fanno da padroni, noi sappiamo apprezzare i popoli che sono ancora fieri di appartenere ad una Nazione, ad una terra e alla sua storia. Possiamo solo immaginare cosa si direbbe se in una scuola italiana si facesse intonare una canzone nazionalista a degli studenti in grembiule, come minimo il preside sarebbe processato sommariamente da qualche tribunale del “popolo”. 
Il testo intonato dai piccoli magiari è forse la cosa che unisce di più noi italiani alla lotta dei loro nonni, infatti non molti sanno che quelle parole sono state scritte proprio da un nostro connazionale. Nel 1977 un giovane Pier Francesco Pingitore detto Ninni, si avete capito bene proprio l’ideatore del Bagaglino il programma di cabaret per antonomasia, scrisse questo testo e chiese al musicista Dimitri Gribanovski, artefice di svariate colonne sonore di spettacoli e film italiani, di fare un arrangiamento incalzante per quelle strofe. Probabilmente l’autore italiano, da sempre legato alla destra e che mai rinnegherà la sua simpatia per il fascismo e per la Repubblica Sociale, voleva dare il suo contributo al tentativo di rottura del muro di silenzio che si levò attorno alla causa ungherese. Il risultato fu un potente grido di libertà contro l’oppressione sovietica e il riscatto di un intero popolo che in “quell’alba radiosa di ottobre” mise sotto scacco una delle due superpotenze mondiali costringendola a reprimere la rivolta nel sangue. Negli anni successivi le parole vennero spesso mutate e il testo adottato da vari gruppi rock identitari tanto che il Fronte della Gioventù di Triste fece incidere la canzone in un disco, dal titolo “Giovani d’Europa”, nel 1984.  Da quel momento non si contano le cover e le curve di calcio che spesso e volentieri intonano quelle parole. Probabilmente Ninni non pensava a questo tipo di evoluzione ma sarà sicuramente fiero di vedere quei bambini ungheresi cantare a squarciagola, dopo più di trent’anni, la sua canzone divenuta un vero e proprio monumento alla storia della Rivoluzione Ungherese.


mercoledì 12 ottobre 2016

PRECISAZIONI IN MERITO AL DIVIETO DI MANIFESTARE CONTRO IL BUSINESS DELL'IMMIGRAZIONE



SINALUNGA - Leggiamo sul Corriere di Siena un articolo dove in maniera piuttosto maldestra, il sindaco di Sinalunga e un giornalista compiacente cercano di giustificare il motivo per cui ci è stato negato il sacrosanto diritto di manifestare contro le scellerate politiche di accoglienza del governo e dell'UE.
Ci teniamo a precisare 3 punti non tanto perché vogliamo giustificarci, come potrebbe pensare il giornalista che ha già usato impropriamente questo verbo nella sua intervista, quanto per far notare come ormai risulti normale che un sindaco cerchi di mettere a tacere le opposizioni e la stampa abbia una gestione così disinvolta nel riportare le notizie da scadere nella faziosità, facendo di fatto da stampella a questo genere di politica della censura.

Visto che hanno riportato solo due frasi del nostro comunicato, cercando di dargli un taglio che non rispecchia la realtà, ci teniamo a precisare quanto segue:

1)L'accostamento che il giornalista fa tra la nostra azione e la lotta all'abusivismo è fuorviante oltre che ridicolo.
Manca l'identità dei metodi e dei fini.
Noi non saremmo andati a vendere qualcosa per intascarci i soldi e non pagare le tasse, ma abbiamo chiesto un regolare permesso per svolgere un'azione di natura politica contro l'immigrazione, il primo fattore che peraltro fornisce mano d'opera a basso costo a chi gestisce il racket delle vendite abusive.
Qualsiasi persona di buon senso comprende che tra il diritto di manifestare regolarmente e l'abusivismo dei "vucumprà" (come ha scritto il giornalista) ci passa la stessa differenza che corre tra scrivere un giornale e venderlo.

2) Il sindaco ci ha sì offerto un altro luogo dove manifestare (cosa che era scritta nel nostro comunicato tagliato dal solito giornalista che si diverte a fare taglia-copia-incolla) peccato che questo posto fosse in mezzo al niente,lontano dal passaggio e dalla vista di tutti. Qualsiasi persona normale non va a manifestare nel nulla giusto per poter dire di aver fatto qualcosa e rendersi ridicolo.
Dal momento che siamo persone corrette invece di fare una manifestazione abusiva abbiamo rifiutato, indotti dall'inspiegabile diniego del sindaco; il parere preventivamente espresso dalla questura dimostra come non ci fosse alcun motivo che si scontrasse con la necessità di garantire l'ordine pubblico.

3)Noi, come afferma Agnoletti, non intendiamo "strumentalizzare" proprio nulla.
Il caso politico lo ha creato lui e di conseguenza abbiamo ritenuto opportuno denunciare il fatto che un sindaco invece di farsi garante di tutti i cittadini, si diverta a censurare e spillare divieti che ledono il diritto di manifestazione delle opposizioni senza alcuna ragione.
Il caso politico finirà quando cambieranno i metodi spregiudicati di certi amministratori nel rapportarsi con gli avversari.
Cogliamo questa occasione per invitare il sindaco ad un incontro pubblico dove potremo ad armi pari confrontarci su quella che è la realtà dei fatti, visto che tramite la stampa non è stato possibile.

lunedì 10 ottobre 2016

Azione contro immigrazione e business dell'accoglienza a San Giovanni d'Asso


Riteniamo un serio campanello di allarme la protesta dei richiedenti asilo che hanno messo a ferro e fuoco l’albergo del piccolo comune di San Giovanni d’Asso, danneggiando sensibilmente la struttura di cui sono ospiti. Queste situazioni di tensione che sono all’ordine del giorno in tutta Italia, sono originate dall’impossibilità di controllare un numero sempre crescente di immigrati che nella maggior parte dei casi non avrebbero diritto di rimanere in Italia e dal triste business dell’accoglienza, ormai alla ribalta nella cronaca nazionale, che solo quest’anno è costato all’erario ben 4 miliardi di euro. Episodi del genere mettono in serio pericolo la tranquillità e l’incolumità dei cittadini. Siamo sempre stati fortemente contrari all’accoglienza indiscriminata, vorremmo che ci fossero dei seri controlli a monte su tutti coloro che vogliono entrare in Italia. Attualmente il Governo Renzi non è riuscito a risolvere questa situazione e si dimostra un attore passivo all’interno dell’Unione Europea.
Vorremmo inoltre che in Italia si facesse un referendum, come avvenuto in Ungheria, in modo tale da chiedere il parere dei cittadini in merito alle attuali politiche dell’accoglienza. Infine condanniamo questa corsa ai finanziamenti da parte delle cooperative che cercano di racimolare soldi accaparrandosi qualche decina di immigrati. In merito a questo ultimo punto c’è da sottolineare che chi si aggiudica la gestione dei richiedenti asilo non ha l’obbligo di rendicontazione e quindi non si sa come spenda i soldi pubblici, soldi che noi preferiremmo fossero impiegati per le famiglie italiane ma visto che così non è vorremmo almeno sapere che fine facciano.
Nel ribadire la nostra vicinanza ai cittadini di San Giovanni d’Asso, continueremo a sostenere con fermezza la lotta a questa politica dell’immigrazione incontrollata che porta inevitabilmente allo scontro e al degrado. Noi siamo e saremo sempre schierati dalla parte dei cittadini italiani che si trovano a subire questa situazione.

Divieto di manifestare contro il business dell’accoglienza.


SINALUNGA - Avevamo programmato, per domenica pomeriggio alla Fiera di Sinalunga, un’azione dimostrativa contro le politiche d’accoglienza messe in atto da Unione Europea e Governo Renzi. Come di consueto avevamo comunicato a tutte le autorità competenti la nostra intenzione, con tutti i dettagli del caso come numero dei partecipanti e luogo. Sarebbe stata un’azione rapida e tesa a scuotere le coscienze dei cittadini in merito ad un tema, come quello dell’immigrazione, quanto mai attuale anche nelle nostre zone. Dopo parere positivo da parte della Questura di Siena, ci siamo visti negare il permesso da parte del Comune di Sinalunga, il quale ci ha proposto di spostarci in una zona limitrofa all’area interessata dalla Fiera, lontana dal flusso principale dei cittadini impegnati nella consueta passeggiata. A giustificazione di questa scelta ci è sta addotta la motivazione della sicurezza, nonostante le nostre manifestazioni siano sempre state ordinate e rispettose delle regole di condotta. Questa decisione è stata scorretta e a dir poco discutibile, visto che la nostra iniziativa avrebbe coinvolto esclusivamente i nostri militanti per un tempo limitato. Ci sembra evidente che si tratti di una scelta politica, tesa a zittire e censurare le voci fuori dal coro che si battono contro le politiche di accoglienza incontrollata e finalizzata al mero guadagno di qualche cooperativa.
Vogliamo altresì ribadire che non saranno questi mezzucci degni del peggior Kim Jong-un a fermare la nostra protesta contro il business dell’accoglienza che si sta dimostrando fallimentare su tutto il territorio nazionale. I divieti e le censure ci mostrano la pochezza dei nostri avversari politici e ci dimostrano che siamo sulla strada giusta.

domenica 2 ottobre 2016

Il referendum sull’immigrazione di Orban avviso patriottico ai burocrati Ue

di: Cristiano Puglisi (barbadillo.it)

Nell’ambito dell’agone politico del centrodestra, il Partito Popolare Europeo è spesso utilizzato nella retorica quotidiana per segnalare una certa distanza dalla destra più intransigente. Soprattutto parlare di Partito Popolare Europeo significa affermare una certa fede europeista, laddove l’aggettivo collima con la visione dominante all’interno dei circoli tecnocratici di Bruxelles e della Commissione Europea.

La storia politica di Fidesz

Eppure, anche se in pochi lo sanno, esiste un altro Partito Popolare Europeo. E’ quello di Viktor Orban, premier dell’Ungheria e del suo partito Fidesz. Tutt’altra pasta rispetto ai centristi nostrani, il primo ministro di Budapest è infatti visto al di fuori dei propri confini come un conservatore e un nazionalista intransigente.

Nonostante questa percezione Fidesz, movimento nato nel 1988 come “Alleanza dei Giovani Democratici” e fiorito prevalentemente all’interno delle Università, era sorto come una forza di ispirazione totalmente opposta, che si opponeva in maniera dura al regime comunista ungherese proponendo un modello liberale e libertario di stampo occidentale. Con il crollo della “cortina di ferro” Fidesz è riuscito a sdoganare la propria presenza sul panorama politico. Ma il successo elettorale ha eluso a lungo le speranze dei suoi giovani esponenti.

A metà degli anni ’90 il movimento vede l’emergere della figura di Viktor Orban, giovane giurista tra i primi fondatori del partito, che si propone come leader liberalconservatore e punta su un’opposizione ancora più dura al maggioritario Partito Socialista che, nel 1998, anno della consacrazione con la vittoria elettorale, si tramuta in esperienza di governo. Il primo Orban è a favore delle liberalizzazioni, dell’integrazione europea, della Nato, nella quale l’Ungheria entra nel 1999.

Finito il mandato nel 2002, Viktor Orban dovrà attendere otto anni per tornare a sedersi sullo scranno di primo ministro con la spettacolare vittoria alle elezioni del 2010, con la conquista di oltre i due terzi dei seggi parlamentari. E’ da quel momento che la politica di Fidesz cambia radicalmente. Il liberalconservatorismo lascia spazio a un più rigido nazionalismo: l’Assemblea Nazionale vede ridotto drasticamente il numero dei parlamentari e la Costituzione vede modifiche di stampo tradizionalista, con l’inserimento di riferimenti espliciti ai valori della famiglia e della fede.

Nel 2011 Orban da il via a un massiccio piano di nazionalizzazioni, o megli di “rinazionalizzazioni”: sotto il controllo statale tornano infatti i fondi pensionistici che proprio Orban aveva privatizzato nel suo primo mandato. Vengono inoltre introdotte consistenti tassazioni sui profitti bancari e finanziari privati.

Il rimodellamento nazionale della Banca Centrale Ungherese

Queste manovre sono il preludio alla decisione di contestare il principio di indipendenza della Banca Centrale Ungherese rispetto al Ministero delle Finanze, fino al punto in cui il governatore è venuto nuovamente a essere indicato dal Governo ungherese, che rifiuta inoltre di aderire al processo di ingresso nella moneta unica europea.

Ma le scelte di Orban sono anche motivate dal sentimento prevalente della popolazione, ovvero quello di un potente rigurgito del sentimento nazionale che porta Jobbik, movimento di estrema destra ultratradizionalista, a diventare il principale partito di opposizione con consensi oltre il 20% che vengono confermati dalle più recenti elezioni, quelle del 2014.

Il nuovo successo di Orban porta però a una sempre maggiore distanza dall’Unione Europea e a una sempre maggiore vicinanza a modelli alternativi, quale quello della Russia di Putin, tanto che lo stesso Orban viene a dichiarare in più occasioni come il suo modello di riferimento sia quello della “democrazia illiberale”, al quale egli accosta non solo la Russia, ma anche la Cina e la Turchia.

Eppure, nonostante il prevedibile criticismo di molti Paesi dell’Occidente, l’eterodossa (per i canoni eurocratici e progressisti) Ungheria di Orban è una realtà felice, economicamente parlando. Il Paese ha infatti visto diminuire costantemente e drasticamente il tasso di disoccupazione a partire dal 2010, pur in piena crisi economica globale.

La sfida di Orban ai dogmi di Bruxelles tuttavia non si limita all’aspetto economico e sociale ma anche alla gestione del fenomeno migratorio dovuto ai conflitti mediorientali. Il suo Governo è infatti fautore di una politica di rifiuto della retorica immigrazionista vigente nelle principali capitali politiche europee (Italia inclusa ovviamente, nda) e improntata a un certo pragmatismo, più che a un rifiuto ideologico del migrante in quanto tale.

Così lo scorso anno è partita l’edificazione del famoso “muro anti immigrati”, che è poi in realtà una lunga barriera fatta di filo spinato al confine con la Serbia, in aperta sfida al trattato di Schengen. Una misura che ha fatto inorridire la stampa liberal occidentale. Una decisione che ha però funzionato, fermando l’enorme flusso di migranti che, attraverso i Balcani, attraversavano l’Ungheria per introdursi in Europa. Una scelta che ha condotto oggi all’ultima battaglia, in ordine di tempo, del premier ungherese: l’indizione di un referendum per rifiutare le quote di ripartizione dei richiedenti asilo previste dall’Unione Europea.

Il referendum: tappa cruciale per la Nuova Europa

Il referendum, che si terrà nella giornata di domani, domenica 2 ottobre, sarà un momento molto caldo per i vertici europei. Paragonabile forse alla Brexit, pur se Budapest non ha lo stesso peso di Londra. Se la vittoria del “no” non è infatti minimamente in dubbio, a pesare saranno i dati di affluenza. Un’affluenza sotto il 50% indicherebbe un fallimento per il premier, che si esporrebbe così agli attacchi provenienti da destra, con Jobbik pronto a rimarcare la rischiosità di una simile operazione qualora un flop fornisse gli strumenti all’Ue per criticare le linee politiche ungheresi, e da sinistra con il Partito Socialista che si è prevedibilmente schierato contro la propaganda di Orban e potrebbe così vantare il disinteresse della popolazione per la questione.

Tuttavia, in caso di elevata affluenza o di percentuali bulgare, il segnale rivolto all’Europa sarebbe fortissimo e la piccola Ungheria potrebbe diventare un faro per tutte le voci fuori dal coro che sentono sempre più l’insofferenza verso questa Unione Europea e i suoi dogmi politici.

domenica 18 settembre 2016

La vittoria di Pirro del Sindaco Grazi


Il Sindaco di Torrita di Siena in questi giorni ha indetto una conferenza stampa in cui ha esposto una sorta di “lista della spesa” da fare con i soldi risparmiati dalla gestione dell’accoglienza dei migranti sul territorio torritese. Non mettiamo in discussione l’utilità  di uno scuolabus e dei defibrillatori, ma contestiamo il metodo ed i compromessi necessari per arrivare a fare questo tipo di spese.
Il Sindaco dovrebbe spiegare perché dopo che il suo partito amministra da tempo immemore il Comune di Torrita di Siena, la Provincia, la Regione e attualmente si trova al Governo, un amministratore comunale sia costretto, senza avere altre alternative, ad accollarsi una decina di immigrati (che nel caso di specie non sono scappati da nessuna guerra) per acquistare dei beni di grande importanza per la popolazione sarebbe opportuno spiegare perché siamo arrivati al punto di non avere risorse proprie per fare questo genere di acquisti e come sono stati gestiti dal suo partito,in questi anni e nei precedenti, i fondi del Comune di Torrita di Siena.
Siamo inoltre costretti a domandarci se l’amministrazione sarebbe stata in grado di garantire questi servizi essenziali senza, per così dire, un simile aiuto esterno.
A nostro avviso, un Comune che si rispetti dovrebbe garantire servizi scolastici e sanitari all’altezza della situazione per i propri cittadini, senza dover per forza accogliere chiunque indiscriminatamente e senza il bisogno di “fare la cresta” sui soldi stanziati per i richiedenti asilo.
Ci sono sindaci che cercano di opporsi a questo sistema ed altri che ne fanno parte, il sindaco Grazi in perfetto stile renziano ad oggi è tra questi ultimi.

domenica 11 settembre 2016

Vandalizzazione della sede di CASAGGì Valdichiana


Qualche balordo con il favore delle tenebre si è divertito ad imbrattare il portone della nostra sede con le uova ed una bomboletta.
Non vogliamo spendere troppe parole per condannare il gesto in sè, evidentemente frutto della frustrazione di qualche disadattato incapace di venire a contestarci nel merito alla luce del sole. Vogliamo, invece, sottolineare come questo atto (non il primo, ma il più eclatante) non sia altro che il frutto del clima da anni di piombo che una certa sinistra con la complicità delle istituzioni ha alimentato in questi giorni.
Le principali responsabilità politiche e morali di questo attacco sono da imputare ai sindaci ed ai consiglieri regionali che hanno inopportunamente partecipato in veste istituzionale alla manifestazione di domenica scorsa. I gonfaloni comunali e le fasce tricolori sono servite a far sentire legittimata la "piazza" (o quanto meno una parte di questa) a comportarsi secondo il proprio istinto,a dispetto delle regole fondamentali della civile convivenza episodi simili accaddero quattro anni fa in concomitanza con la nostra inaugurazione,quando tutta la platea degli allora amministratori locali scese in piazza a protestare contro di noi. Questi sono i risultati.
Ad ogni modo non sarà il gesto penoso di qualche disadattato ad intimidirci. In questi anni abbiamo prodotto una quantità di iniziative che spaziano dalla cultura al sociale,tutte riuscite con grande successo. Costoro al contrario sono spariti per poi sbucare momentaneamente nella notte a dar prova della loro reale natura.
Alla fine dei conti ognuno sarà ricordato e valutato per ciò che ha realizzato. A dover chinare la testa non saremo di certo noi.

venerdì 9 settembre 2016

Perché Lucio Battisti piaceva agli anticonformisti (a destra)


da barbadillo.it


Nessuna appropriazione indebita. Lucio Battisti non è mai stato di sinistra. È sempre stato considerato un uomo libero, fuori dagli schemi dei «cantautori impegnati», amato senza secondi fini soprattutto dai non allineati e dai ragazzi di destra. Mai stato militante, il cantautore ha anche donato una canzone ai giovani del Msi del circolo «Il quadrato» di Ancona, alla fine degli anni sessanta, come ricostruito dallo studioso Marco Valle.

Perché questa premessa? Perché l’accostamento del cantante del «Mio canto libero» alla destra è costato caro ad una studentessa di scuola media a Genova. «Lucio Battisti era fascista», ha detto in classe. La reazione? Un 4 dal docente e un nota di demerito sul registro. «Accosta il fascismo ai cantautori degli anni 60/70», scrive il professore, pensando di essere uno storico della musica. Sconcertata la reazione del padre della ragazza: «Un’adolescente pone una questione, dà un’opinione, e invece di creare dibattito le si dice di stare zitta?».

Negli anni settanta la rivista l’«Italiano» di Pino Romualdi elogiava Lucio così: «Non si è lasciato intruppare fra gli pseudo-artisti di sinistra che si appoggiavano alla macchina propagandistica del partito comunista (…). Chi, come lui – scriveva Daniele Gaudenzi – non va in cerca di una facile popolarità, ma sa di essere autenticamente anticonformista, possiede una personalità propria e non rinuncia ad avere delle idee… Non esista a frequentare i suoi veri amici della destra e a manifestare concretamente la sua solidarietà anche quando ciò può apparire inopportuno». Quest’ultimo riferimento sembra incontrare la vulgata che descrive la famiglia Battisti vicina a Soccorso Tricolore, sodalizio che in sinergia con «il Borghese» raccoglieva donazioni per l’assistenza legale ai giovani di destra vittime della violenza antifascista (i dettagli prima o poi emergeranno dagli archivi del tempo conservati al Ministero dell’Interno). Due intellettuali della destra romana, negli anni novanta, confermavano ancora la vicinanza di Battisti all’area non conformista: Paolo Signorelli lo descrive come un giovane simpatizzante ordinovista; Adalberto Baldoni come «un punto riferimento», anche se mai tesserato, per la Giovane Italia.

Mogol, storico paroliere di Battisti, ogni volta che si discute di «Battisti politico» tende a stemperare i toni, salvo ammettere che «all’epoca, negli anni Sessanta e Settanta, o andavi in giro con il pugno alzato e cantavi Contessa, oppure eri fascista. O qualunquista». A sinistra, di sicuro, è stato a lungo ostracizzato. La scrittrice Lidia Ravera ha ricordato che era ligia ai diktat della sinistra extraparlamentare, salvo quando trasgrediva ascoltando l’autore de «La canzone del sole».

Se destra e sinistra contano sempre meno, in tempi di politica liquida, questa dicotomia può apparire surreale se accostata al genio di Battisti, vero cantore dell’amore eterno e della tradizione in note, in cult come «Il mio conto libero» o de «La collina dei ciliegi». Poi c’è un aneddoto storico-famigliare ricostruito da Filippo Angora in «Nel cuore, nell’anima. Omaggio a Lucio Battisti»: «Il padre, ai tempi della guerra, era il capo della milizia di Poggio Bustone e (…) per Lucio fu un grande trauma assistere al pestaggio» del proprio genitore da parte dei partigiani.

Per lo scrittore Gianfranco de Turris, «una larga fascia del mondo di destra si riconosceva nella visione del mondo di Battisti, al di là delle sue vere e ignote idee politiche». Fermiamoci, fermatevi qui. E alzate il volume: «La veste dei fantasmi del passato/ cadendo lascia il quadro immacolato / e s’alza un vento tiepido d’amore / di vero amore / e riscopro te». (da Il Tempo)

lunedì 5 settembre 2016

RINASCE AZIONE STUDENTESCA!



RINASCE “AZIONE STUDENTESCA”: SIMBOLI ANTICHI PER NUOVE BATTAGLIE. GLI STUDENTI IDENTITARI TORNANO NELLE SCUOLE DI TUTTA ITALIA.

Sono trenta le province nelle quali, con il trillo della prima campanella dell’anno scolastico, il simbolo della croce bretone tornerà ad accompagnare le rivendicazioni di quel mondo studentesco che non vuole riconoscersi nella “buona scuola” di Renzi e nell’egemonia culturale post-sessantottina, che vuole opporre la vitalità delle idee alla fatalità di un declino annunciato che attanaglia l’Italia e l’Europa.

Azione Studentesca torna a vivere per volontà dei militanti attivi sul territorio nazionale: nasce dal basso e godrà di una propria autonomia culturale e politica, sarà trasversale, avrà un programma chiaro e un’identità marcata. La scelta di utilizzare un nome conosciuto, che aveva caratterizzato le lotte studentesche in seno al progetto di Azione Giovani, è stata unanime: ritrovare una casa comune, rimarcare la continuità simbolica con il percorso di una Comunità umana che non ha mai reciso le proprie radici, restituire nuova linfa ad un simbolo che richiama la tradizione e la verticalità di una Civiltà in affanno.

Azione Studentesca vuole costruire un’altra scuola: non subordinata agli interessi dei privati, per un sapere svincolato dalla logica del mercato, per il primato della libertà di iniziativa sull’egemonia del Preside-sceriffo, per il trionfo della meritocrazia sul clientelismo, per una centralità dello studente nel “Comitato per la valutazione dei docenti”, nella presenza consultiva e decisionale dei Consigli d’Istituto e delle Consulte Provinciali, nell’istituzione di un organo di controllo dei Presidi che vigili e proponga. La nostra scuola è accessibile a tutti, efficiente e completa: non crolla, non ha barriere architettoniche e offre strutture moderne e sicure. E’ la scuola aperta allo sport e alla natura, è centro di aggregazione e di confronto anche dopo il trillo della campanella. E’ la scuola della socialità, dove non occorre un mutuo per compare i libri. E’ la scuola degli studenti e non dei potentati, delle caste e dei sindacati.

Azione Studentesca si batterà contro la scuola dei polli in batteria. Perché non siamo delle copie, degli automi o degli utenti. La scuola deve prepararci alla vita e non solo all’azienda: vogliamo diventare uomini e donne con una coscienza critica e un futuro dignitoso, vogliamo credere al verbo della volontà e non al germe della rassegnazione. L’insegnamento deve essere uno stimolo alla crescita e non un prodotto commerciale, deve educare e non omologare, deve offrire spunti e non nozioni. Deve formare persone e non polli in batteria.


Azione Studentesca vuole studiare, vivere e difendere l’identità. Abbiamo una storia e una terra, apparteniamo ad un popolo e ad una nazione. La nostra è la civiltà delle legioni di Roma e dei miti greci, dell’aratro e della spada, delle grandi cattedrali e dei dolci paesaggi, dell’arte e della navigazione, dei santi e degli eroi, della letteratura e del diritto. Siamo l’Europa delle patrie e delle identità, della famiglia naturale, dello spirito e delle tradizioni: il nostro destino non può esserci imposto dalla società multietnica dell’immigrazione senza regole, dai poteri globali e dall’ideologia gender. La scuola deve trasmetterci la fierezza di essere italiani ed europei, deve renderci orgogliosi di appartenere a tutto questo, affinchè possiamo iniziare a difendere ciò che abbiamo imparato ad amare.